Un gran cimento

Questo è un work in progress

Questo blog, o ciò che sta divenendo, è il mio work in progress basato sull’imparare facendo. Learning by doing.

Scrivo,impagino, raccolto foto e documenti e dove posso pubblico. E’ un modo per organizzare la scrittura, innanzi tutto. Perchè di flusso, quel magma chimico che a distanze sub microscopiche, scattia tra terminali neuronali ed attraverso un nano secondo diventa scrittura, deve essere in qualche modo organizzato.

Ho pudore nello scrivere. Ma non se ne può fare a meno. Scatta quella molla a comunicare che fa saltar per aria articoli bozze romanzi e più spesso vaneggiamenti, proprio mentre sentiamo aleggiare qualcosa intorno, chi musa, chi scimmia, chi divina, musa.

L’attimo fuggente

“Non perdere l’attimo” disse prima di Robin Williams, Ray Bradbury. Quel libro mi segue da tempo. Non parlo del sommo Withman,

Walt Withman

 

 

 

 

piuttosto di quel’agile libretto che Bradbury scrisse intitolandolo “Lo zen e l’arte della scrittura”.

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Questo è uno dei libri che alimenta questo posto. C’è se sono altri, tanti, molti, sparsi per box e scaffalature altrui che mi porto dietro. E che cercherò di portare qui, nel tentativo che diventi diario di bordo, taccuino.

Ma intanto iniziamo da qui. Malaseno

Il mio, di taccuino, si chiamava MALASENO  ed in un momento di sacra amicizia provò a venire alla luce da queste parti…Malaseno pareva ricomporre un’amicizia. Ma non fu così. Credo abbia un cartello “in costruzione”, di quelli che trovi pronti su google, e non abbia visto nemmeno una parola di quanto vado scrivendo…

Malaseno è stata un attività durata per anni, quella della scrittura, in grandi taccuini alla maniera di Tom Wolfe. Ne provai diversi, di taccuini. Dalle costosissime moleskine di Chatwin, ai quaderni di scuola, block notes e cancelleria varia importata d’oltre mare. Trovai più conveniente usare i maxi-blocchi pigna: quadernoni spiralati, scusate il termine, foratura e striscia strappo. Ne ho cassetti pieni. Catalogati in serie, uno dopo l’altro, decine e decine di blocchi spiralati che raccontano il giornaliero della mia vita. Un canovaccio. Fitto fitto in certi anni, diradato certe volte, ma sempre presente.

Iniziano nel 1996

Qui sto tentando di spostare la mia scrittura. Fatta di carta e penna, le pilot.

La tastiera non è la penna. Ma ti porta dovunque e riduce all’osso il lavoro. E’ un cambio d’abitudine.

Adesso sono in cerca di commenti, chissà che tu non voglia lasciarmi il tuo…

a presto and

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